Già da tempo mi ero
prefissata di ripercorrere le tappe storiche del make-up, ed in modo particolare quelle del "fondotinta" , certamente uno dei
cosmetici più antichi che oggi più che
mai ha il potere di sublimare o illuminare un incarnato già bello di suo, non
certo, quello di coprire od eliminare difetti macroscopici. Ancor prima di fare
una carrellata tra le ultime novità ripercorriamo però la sua storia, o quanto meno le sue origini.
Gli Egizi erano adusi
sbiancare i loro visi con la cerussa, ovvero la biacca (ossido di piombo): era disponibile in diverse sfumature di colore, dalla più pallida
alla più ambrata.
La Regina Nefertiti |
I Romani mescolavano la
cerussa con il guano da cui ottenevano un effetto maschera simile all’intonaco.
Lo stesso Ovidio nell’Ars Amandi si rivolge così alle donne: «voi già
sapete come render bianca con la cera la pelle, e se dal sangue non vi viene il
color roseo del viso, supplisce l’arte» e nel suo trattato il Medicamina Faciei
Femineae, conosciuto per la cura della bellezza, Ovidio
dava la ricetta di un fondotinta schiarente di sua invenzione ed i cui
ingredienti erano: orzo, lenticchie, uova, corna di cervo, bulbi di narciso, farro e naturalmente non poteva mancare la cerussa!!!!!
Nel Medioevo, a causa dei costumi
imposti dalla Chiesa, tutto ciò che era legato alla vanità era ritenuto frutto
dell’ingegno del diavolo, pertanto diabolico e sacrilego: un viso era considerato bello solo se
bianchissimo, ed era consuetudine delle signore applicare sul volto alcune creme ottenute mescolando
l’ossido d’argento e di mercurio al grasso animale, insieme ad avena, argilla
polverizzata, limone aceto, canfora. L’ideale era quello della donna normanna,
bianca di carnagione e con i capelli biondi.
Risale al medioevo il solo
trattato di cosmetologia degno di nota, tra l’altro rimane tra i più autorevoli
della storia: il “De Ornatu Mulierum”
noto anche con il nome di “Trotula Minor“,poiché
la donna che si dedicò alla sua stesura era Trotula De Ruggiero, medico e docente dell’antica Scuola
Medica Salernitana,
Trotula de Ruggiero |
Durante il Rinascimento Caterina Sforza,
celebre figura dell’Italia Rinascimentale, si occupò a lungo di erboristeria,
medicina, cosmetica ed alchimia, lasciandoci un libro: Experimenti
della excellentissima signora Caterina da Forlì, con attenzione particolare all’incarnato che
doveva essere di alabastro, per cui le discromie cutanee venivano corrette sempre
con la biacca di piombo insieme alla cipria che era polvere di riso.
(http://www.illusionanddesire.com/makeup/il-trucco-e-la-cosmesi-nella-storia-e-nella-societa-il-rinascimento/)
Caterina Sforza |
“Nel 700, onde mettere in
evidenza l’incarnato di madreperla con il blu nobile delle vene sottolineato tra l’altro da matite
a base di lapislazzulo, dame e cavalieri usavano pomate pastose e oleose compreso il burro, per poi
spolverizzare i loro visi con grandi
quantità di cipria ottenuta con polvere d’amido e talco. (http://wordpress-stage.donnamoderna.com/...)
Tale tradizione continuò
anche nell’800 per affermare con veemenza che solo l’incarnato lunare potesse
esprimere nobiltà d’animo e di stirpe, a tale scopo con un grande ricorso a
terrificanti misture di piombo, bismuto, mandorle amare e sublimato corrosivo,
ingredienti questi che mescolati assieme formavano il bicloruro di mercurio,
base del cianuro. Il pallore inoltre richiamava la luna e la sofferenza
wertheriana, prerogativa della classe nobile poiché i contadini lavorando nei
campi erano belli rubizzi e abbronzati. Le nobildonne, non si esponevano mai al
sole se non con ombrellini cappelli e guanti.
All’inizio del Novecento in piena epoca edoardiana il trucco era
considerato un tabù, a quanto pare riservato alle sole donne di malaffare, e qui apro una piccola parentesi, un tabù che a parer mio nel terzo millennio
ancora esiste soprattutto per quel cosmetico chiamato rossetto! Pertanto le donne cercavano di schiarire la loro pelle
con lozioni e tonici a base di limone. Anche andare alla ricerca di cosmetici
era considerato riprovevole, ma nel 1909 già, Gordon Selfridge lanciò in
Oxford Street a Londra, i primi banchi di cosmetici ove le donne potevano
provare i vari preparati prima dell’acquisto. In questo periodo erano già famosi
alcuni profumieri che si occupavano in primo luogo della cura della pelle, come Houbigant (1775), Rimmel (1834), Bourjois (1863), Shiseido (1872),Ponds (1872), Richard
Hudnut (1888). Il make-up vero e proprio nacque in
concomitanza con lo svolgersi della prima guerra mondiale, in questo periodo
grazie alla ricerca di personaggi come Helena Rubinstein (1903), Papier
Poudre (1903), Coty (1904),Princess
Pat (1907), Harriet Hubbard (1907), Max
Factor ( 1909), L’Oréal (1909) di Eugene
Sueller ed Elizabeth
Arden (1910) ove il trucco viene finalmente utilizzato non per correggere
dei difetti, ma per puro piacere personale http://www.vintaged.it/storia-trucco-make-up-xx-secolo-1900-1919/
Fu però il grande Max
Factor che nato in Russia, ed emigrato in America nel 1914, stabilendosi a
Los Angeles per avvicinarsi alla nascente industria del cinema finì per
creare il look delle più famose icone
dell'epoca, come Ava Gardner, Jean Harlow e Marlene Dietrich, con la
convinzione che il glamour dovesse essere ad appannaggio di tutte le altre
donne. Lo stesso make-up fu un
termine coniato da Max Factor che lanciò il primissimo fondotinta chiamato Pan-Cake
e poi di seguito il Crem-Puff, la prima base cremosa con la polvere, e anche il
Pan-stick, il fondotinta in stick per i piccoli ritocchi, prodotti storici che
esistono ancora e hanno segnato un’epoca: gli valsero addirittura un
Oscar.
Per tutte le amanti della storia del trucco suggerisco l’interessantissimo sito http://www.maxfactor.it/heritage/la-storia-di-max-factor
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