lunedì 30 giugno 2014

"ILANG IVOHIBE" (P.G. N°15) 2006

Non tutti sanno forse che nutro un' ammirazione profonda per l'opera di Monsieur
Pierre Guillaume, per il suo nuovo modo di avvalersi della chimica al fine di  forgiare le materie prime attraverso  tecniche olfattive innovative come l'iper-maturazione e il photo-affinage,  allo scopo di creare note olfattive mai sentite o non utilizzate, onde promuovere la  creazione di  fragranze  che si possono definire di "pura poesia" per i sentimenti che evocano nel nostro"Io" più profondo.



 Ilang Ivohibe come tutti i PG mi ha letteralmente disorientata!
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Se dovessi dare un colore a tale fragranza, sarebbe un verde acqua chiarissimo.
 Le note dell'ylang-ylang e del gelsomino vengono, per così dire private da quelle che sono le loro caratteristiche intrinseche, ovvero della loro rotondità e intensità, per assumere una nuova veste;
queste essenze emergono, come ripulite nelle note di testa, dagli Agrumi e nelle note di coda dal muschio bianco: la vaniglia presente è secca e non cremosa, ma conferisce maggiore carattere ad una fragranza che forse risulterebbe troppo limpida e pulita, facendo emergere in superficie quella languidezza tipica dei capolavori di PG, i quali parlano alla nostra anima, mettendoci in contatto con la parte più intima del nostro essere.

La partenza è fresca ed estiva, quasi frizzante, ma poi languidamente si fa tutt'uno con la pelle di chi lo indossa che potrebbe essere quella di una donna come pure di un uomo, perchè pur rientrando tra i boisé floreali vanigliati, Ilang Ivohibe può essere portato da tutti indistintamente.
E' il profumo di una donna solare, che non si nasconde dietro i soliti clichè: Lei è come " il gabbiano di Jonathan Livingston" che lotta nella ricerca perenne del significato della vita e che vive della luce e del calore del sole per allontanarsi dalla banalità della vita quotidiana seguendo il suo istinto, la sua mente e il suo cuore.......... 



lunedì 23 giugno 2014

"STORIA DELLA BOTTIGLIA DI PROFUMO" dalle origini al XX secolo

Riallacciandoci alla storia del profumo attraverso i secoli,  abbiamo sottolineato che il pregio dell’invenzione dei primi contenitori e boccette porta profumo, spettasse quasi sicuramente agli Egiziani con l’Alabastron, piccolo vaso di alabastro che conservava al fresco e al buio i preziosi oli profumati. La forma caratteristica a goccia con larga imboccatura a colletto svasato, ebbe una diffusione immensa e fu riprodotto dapprima in terracotta e poi in vetro con stili diversi a seconda delle mode che di volta in volta presero piede nell’ambito delle diverse civiltà mediterranee.
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 I Greci crearono dei vasi in terracotta o ceramica con decorazioni  che raffiguravano animali, scene mitologiche o scene quotidiane.  Famosi per le stupende lavorazioni in vetro, a partire dal I secolo a.C, furono i Romani (con gli unguentarium) che optarono per questo materiale per la sua leggerezza e preziosità;  addirittura già veniva utilizzata la tecnica del soffiaggio con la quale crearono le prime ampolle di vetro per conservare il profumo. I primi vetri erano di colore verde a causa della presenza di impurità di ferro nella sabbia utilizzata.
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Tutte le civiltà più antiche,al fine di proteggere il prezioso contenuto, fecero uso di materiali diversi come l’argilla più semplice da lavorare che proteggeva il profumo dalla luce del sole ed il vetro leggero e delicato, anche se entrambi si rompevano facilmente;  al contrario i metalli, non si rompevano e mantenevano i profumi freschi, ma erano costosi e difficili da lavorare,  pertanto la scelta del materiale del contenitore dipendeva da quanto fosse preziosa la fragranza da preservare.

Durante [1]il periodo bizantino (330 d.C ca – 1453 d.C), a causa della forte influenza della cultura mediorientale, si fece strada un orientamento stilistico diverso rispetto a quella dell’Impero Romano d’Occidente.  I contenitori di profumo  posti in essere durante tale
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periodo possedevano decorazioni mediorientali ed erano caratterizzati da anse e maniglie.
 Il mondo islamico, non solo si impadronì delle tecniche più antiche, ma ne creò delle altre. Le decorazioni che ricorrevano maggiormente erano quelle aventi i testi islamici e arabeschi su bottiglie di vetro colorate con pigmenti di rame o argento che donavano una finitura metallica al vetro.

Nel frattempo stava sorgendo una delle più grandi industrie del vetro a Venezia che essendo un importante ponte di comunicazione tra Oriente e Occidente, venne  influenzata da molte culture nel corso degli anni. Si può notare l’influenza Islamica  nei contenitori di profumo, o nella produzione di alcuni articoli  propri dell’arte islamica come le perle profumate o gli spruzzatori di acqua di rose. A partire dal Medioevo  ma anche nel Rinascimento, il profumo inizia ad essere applicato all’interno di altri oggetti,come i Pomander, (chiamati in Germania “bisamapfel” e in Francia “pomme d’ambre”) che erano globi preziosi filigranati contenenti essenze di  vario tipo, ma soprattutto di origine animale come ambra grigia, muschio, civet,  utilizzate come gioielli sia allo scopo di coprire i cattivi odori,  sia con l’antica credenza che avessero il potere di allontanare le malattie, ed anche nei rosari in qualità di paternoster.  I più elaborati erano globi apribili a spicchi, ognuno dei quali aveva uno scomparto da riempire di polvere profumata.

A partire dal XVII secolo, a causa delle pessime condizioni igieniche per la  grande paura dell’acqua, l’utilizzo del profumo  diventa una necessità  e non più un accessorio, allo scopo  di coprire tutti gli sgradevoli odori.  Tutto era profumato: dai guanti ai fazzoletti, dalle cinture ai reggicalze, tutto per evitare di svenire a causa dei cattivi odori propri o altrui.
 La fiorente industria del profumo, si stabilì definitivamente in Francia, seguita da quella della fabbricazione di contenitori di profumo
Le bottiglie di  profumo diventano veri e propri oggetti d’arte. I primi contenitori di profumo, venivano realizzati in stile Rococò,  in porcellana decorata con smalti  che rappresentavano soggetti come fiori, foglie e conchiglie .

Nel XVIII-XIX secolo,  tutti i contenitori di profumo venivano realizzati in vetro, porcellana, cristallo;  molto particolare era una bottiglia realizzata con  un tipo speciale di cristallo, di colore biancastro che ricordava l’opale. I contenitori più grandi e a collo lungo, erano  destinati al boudoir delle signore per contenere acqua di colonia, un invenzione del XVIII secolo; quelli più piccoli  si portavano in borsa o attaccati ad una catenella come oggetto personale.
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Nel XX secolo[2],  tutto o molto cambia poiché il profumo viene pensato nell’insieme come prodotto completo fatto di fragranza, contenitore, etichetta e la scatola che contiene il tutto. Alla fine dell’800 con la comparsa dell’Art Nouveau che consisteva in uno stile molto ornamentale e faceva grande uso dei motivi floreali stilizzati, i contenitori di profumo cambiarono completamente, attraverso l’utilizzo del cristallo, spesso decorato con lettere d’oro, mentre i tappi erano in ottone.
Al 1907 risale la creazione dei primi atomizzatori, ed è a  partire da questo momento che finalmente le donne possono aspergersi del loro profumo preferito contenuto in eleganti bottiglie  con  atomizzatori a bulbo.

In questo periodo tutti i pezzi più significativi  si ispirano ai decori dell’Art Nouveau , come il “Bouquet Nouveau”, profumo di Roger & Gallet, contenuto in una bottiglia squadrata, di vetro verde rivestito in ottone  dorato;  il “Royal Vaissier” con una etichetta realizzata con fiordaliso Baccarat;  il “Narcisse Noir” di Caron, lanciata nel 1911 in una piccola bottiglia sormontata da un tappo a forma di narciso nero, la particolarità di questa fragranza risiede nel fatto che comparendo  tra le mani di Gloria Swanson nel suo famoso film “Sunset Boulevard”
www.fashion-era.com
Agli  inizi del 900 uno dei più importanti creatori di bottiglie di profumo di tutti i tempi fu René Lalique, ingaggiato nel 1907 da Francois Coty per realizzare le bottiglie per i suoi profumi; tra le sue creazioni più belle, ci sono: “Au Coeur des Calices”, “L’Entrainement” e “Ambre Antique”; egli disegnò anche bottiglie per altri profumieri come Houbigant, D’Orsay, Forvil, & Arys e Molinard.


Lo stilista e artista Paul Poiret, paragonabile nel mondo della moda ad un Picasso o ad un S.Dalì, ruppe definitivamente tutti gli schemi del passato, liberando la donna dal corpetto e ispirandosi ai Balletti Russi di Diaghilev ed ai costumi di Lèon Baskt sposa definitivamente lo stile orientale e fu il primo couturier a lanciare i profumi di Rosine (credo dal nome della figlia), non solo, ma fu il primo a vestire letteralmente un profumo con il suo stile come in "Nuit de Chine": un flacone in vetro che richiama una tabacchiera per oppio cinese sormontato da un  tappo sempre in vetro e con degli anelli laterali in bachelite, materiale creato nel 1909. 
http://poiretperfumes.blogspot.it/



Gli anni 20 furono caratterizzati dalla voglia di emancipazione e di modernità e cosi  l’Art Nouveau fu sostituita da quella dell’Art Decò, molto più cosmopolita, in linea con le tendenze artistiche del momento; attraverso quella semplicità elegante e raffinata che  contraddistinse questo periodo.

Uno dei più importanti profumi della storia sorge proprio in questo momento, si tratta di Chanel No. 5 di Coco Chanel, conosciuta per i suoi abiti delle linee semplici ed essenziali inspirate all’abbigliamento maschile, sceglie per il suo primo profumo un tipo di bottiglia talmente essenziale da mettere in risalto il suo prezioso contenuto; la prima bottiglia, prodotta nel 1919 per una clientela molto ristretta, aveva gli angoli tondi e delicati, ma quando fu lanciato per una più ampia distribuzione nel 1924, fu necessario renderla più forte, robusta e squadrata; e da quel momento la bottiglia non ha subito altre modificazioni a differenza del tappo che ha cambiato non solo forma ma anche materiale lungo tutto il suo percorso.



Altri profumi degli anni 20, che seguono questa stessa linea sono: “Le Sien” di Jean Patou, del 1928, e “Liu” di Guerlain, del 1929, tutti contenuti in bottiglie molto semplici che possono essere squadrate, ovali o rettangolari, spesso fatte di vetro o cristallo e decorate con motivi geometrici. Uno dei nomi più importanti nella realizzazione delle bottiglie di profumo è quello della Cristalleria Baccarat[3], stabilitasi in Francia nel 1764 sotto Luigi XV, dal 1860 ha creato i flaconi per case profumiere come Houbigant, Ed Pinaud, Guerlain, Versace e Dior. . I primi flaconi erano dei modelli eleganti ma classici, con raffinate decorazioni, in genere limitate al tappo, spesso sfaccettate, e con la base tagliata a forma di stella. Solo le etichette apposte consentivano di distinguere un flacone dall’altro.

La quantità di flaconi prodotti dalla Cristalleria è aumentata con il passare del tempo passando da 150 flaconi al giorno nel 1897 a 4.000 nel 1907. Negli anni ’20, l’industria del profumo ha sperimentato una seconda ondata di sviluppo. I nomi delle fragranze e i loro flaconi  trovarono ispirazione nel viaggio (Kismet, Ming Toy, Ta Wao, ecc.), nelle donne (Pour être aimée, Femme du jour) e persino nel mondo notturno (Nuit de Noel). I profumieri Caron, Houbigant e Gabilla e alcuni grandi stilisti come Jeanne Lanvin e Jean Patou hanno collaborato con la Cristalleria per creare i loro flaconi.In poco tempo, le forme colorate e alla moda diventano un must e dettano il trend da seguire. La produzione di Baccarat si arricchisce anno dopo anno. Alcuni flaconi sono leggendari come il famoso Le Roy Soleil,
www.house-of-francheska.co.uk

disegnato da Salvador Dalí per Elsa Schiaparelli nel 1945 e quelli realizzati per Christian Dior (Miss Dior nel 1949, Diorling nel 1957, Diorissimo nel 1955, e J'Adore nel 2001).
Le linee prodotte negli anni ’80 erano ispirate al disegno industriale e all'architettura. Tra queste si ricordano: Calandre di Paco Rabanne (1980), Beverly Hills di Bijan (1980) e V'e Versace di Gianni Versace (1989). Tra il 1997 e il 1999, Baccarat lancia Les Contes d'Ailleurs (“Racconti da luoghi lontani”), una trilogia di flaconi disegnati da Federico Restrepo e contenenti un profumo appositamente creato per Baccarat.

Nel 2006, la Cristalleria, insieme al Palazzo di Versailles, crea, in edizione speciale, il flacone di "Sillage de la Reine", il profumo della regina Maria Antonietta, ricreato dal talentuoso “naso” Francis Kurkdjian.
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Gli anni trenta portarono a un lento ma costante recupero, i film prodotti a Hollywood erano visti in tutto il mondo dettando  regole in fatto di moda.  Alcuni esempi dei profumi dell’epoca sono: “Je Reviens” di Worth, il cui contenitore fu realizzato da Lalique nel 1932, chi s’inspirò ai grattacieli di New York, e “Normandie” di Jean Patou del 1935, una curiosa riproduzione della famosa nave Normandia con al centro il flacone di profumo. Una delle bottiglie di profumo più curiose dell’epoca è quella che Leonor Fini realizzò per Shoking di Elsa Schiaparelli, si tratta di una bottiglia a forma di dorso femminile, la leggenda vuole che sia stata creata seguendo la forma del corpo di Mae West e il quadro la donna con la testa di fiori di Dalí, questo contenitore sarà negli anni 90 l’inspirazione per il profumo omonimo di Jean Paul Gaultier.
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Nuovamente il mercato del profumo vede un grave declino con la seconda guerra mondiale, per la mancanza di materiali, i profumi prodotti in questi anni hanno una qualità nettamente inferiore.
Dopo la guerra, l’industria profumiera riparte più viva che mai con l’emergere di tanti nuovi profumi, caratterizzati però da bottiglie molto simili se non uguali, distinte soltanto nella decorazione.  Ormai l’industrializzazione aveva investito anche il settore del profumo, la domanda sempre crescente portò ai produttori di bottiglie di profumo a creare degli stampi per i diversi marchi, per ciò non è strano trovare due profumi, prodotti da due case diverse, in un contenitore identico ma personalizzato da ogni marchio, un esempio è il “Soir de Fête” di Germaine Lecomte, la cui bottiglia, abbastanza comune è stata ressa unica dagli ornamenti e dalla scatola elegantemente decorata.
l “New Look” lanciato nel 47 da Christian Dior prevedeva un look completo e dopo solo nove mesi del lancio della sua prima collezione, arrivò anche il profumo: “Miss Dior”, con una presentazione semplice ma molto elegante in una bottiglia di cristallo realizzato da Baccarat; l’anno seguente è Nina Ricci a lanciare “L’Air du Temps” contenuto in un flacone a raggiera con un tappo a forma di colomba che simboleggiava la pace finalmente raggiunta dopo la guerra.

Negli anni 50, i profumi tornano a essere romantici, ne sono esempio il “Monsieur Marquay” di Marquay disegnato da Salvador Dali, dove la bottiglia raffigura un uomo elegante con capello alto e farfallino, mentre Christian Dior introduce la sua seconda fragranza, “Diorissimo” nel 1956, sempre realizzata da Baccarat, la bottiglia è a forma di anfora e il tappo ha un bouquet di fiori, il tutto realizzato su disegno di Chrystiane Charles. Negli anni 60, sorgono due tra i più grandi realizzatori di bottiglie di profumo:
il primo è Pierre Dinand chi inizia a disegnare quasi per caso flaconi e scatole di profumo, partendo da quella di Madame Rochas di Rochas,
 con tanto successo da dedicarsi da lì in poi esclusivamente a realizzare il packaging per alcuni delle più grandi Maison quali Ysatis di  Givenchy, Ivoire di Balmain, Eternity e Obsession di Calvin Klein, Eau Sauvage di Christian Dior e Opium di Yves Saint Laurent;
 il secondo Serge Mansau, le sue bottiglie di profumo sono come delle sculture, alcuni esempi sono Dolce vita e Diorella per Dior, Flowers by Kenzo, Oscar di Oscar de la Renta e Tocade di Rochas. Tra gli anni 70 e i primi anni 90, diverse aziende gioielliere entrano nel business del profumo, lanciando le loro prime fragranze: nel 1976 Van Cleef & Arpels creano First, nel 1981 e la volta di Les Must di Cartier, nel 1987 viene lanciata Tiffany by Tiffany, Boucheron di Boucheron nel 1988 e nel 1992 Bulgari crea Eau Parfumée au Thé Vert. Gli anni 70 vedono la reintroduzione del metallo nelle bottiglie di profumo e che le rende conformi alle mode di quel periodo, alcuni esempi sono: di Fabergè Babe, lanciato nel 1977 e 1000 di Jean Patou del 1972.

Gli anni '80 portano una rivoluzione nel mondo delle bottiglie di profumo, l’atomizzatore incorporato nel contenitore, questo, insieme al maggior impiego della plastica nella realizzazione delle bottiglie.Per quanto riguarda il disegno, le bottiglie sono più pesanti con forme geometriche, tappi metallici e altre decorazioni appariscenti come il profumo“Poison”
di Dior, uscito in commercio nel 1985 in un contenitore color prugna e un tappo di cristallo,
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oppure il Lou Lou di Cacharel del 1980 con una forma a prisma e il contrasto tra il color celeste del contenitore e il rosso granata del tappo.

Negli anni '90, le tecniche avanzate di realizzazione dei contenitori di profumo permisero delle bottiglie sempre più economiche fino ad arrivare alla creazione dell’usa e getta, conquistando cosi un pubblico sempre più vasto.  In questo decennio, imperò il minimalismo, i contenitori di profumo sempre più semplici e senza decorazioni come il CK one di Calvin Klein del 1994, Dior Dune del 1991. 

 Le bottiglie di profumo hanno accompagnato, custodito e rese ancora più preziose le fragranze al loro interno, e a partire del XX secolo, hanno cominciato ad essere un tutt’uno con esse, soprattutto in un periodo dove la concorrenza era altissima e dove una confezione più accattivante poteva far la differenza.  Esse hanno seguito le correnti artistiche, le mode, conquistando la società dei consumi.




[1] Liberamente tratto da: www.dejavuteam.com/2013/08/13/la-bottiglia-di-profumo-e-la-sua-storia-1-parte/
[2] Liberamente tratto da  http://www.dejavuteam.com/2013/08/27/la-bottiglia-di-profumo-e-la-sua-storia-xx-secolo-2-parte/
[3] http://www.baccarat.it/

domenica 22 giugno 2014

"PAPYRUS DE CIANE" (P.G. N° 24) 2010



Ispirato ad una famosa qualità di papiro esistente nella riserva di Siracusa (lungo le sponde del fiume Ciane)

Lo definirei un profumo molto complesso e al tempo stesso introspettivo.
Si annuncia con una esplosione di freschezza dai toni agrumati e molto frizzanti dati dal bergamotto, dal neroli, e dal galbano, poi improvvisamente i colori e gli odori cambiano per dar vita ad una fragranza profondamente oscura ispirata al famoso accordo Mousse de Saxe (muschio di quercia, mirra, legno di cedro, liquirizia).
E’ una fragranza di un verde smeraldo, ma cupo, come il fiume Ciane, legnosa e cyprè. 



E' come se Monsieur Guillaume fosse riuscito a ricreare in laboratorio la vita del Papiro, e parlo per esperienza, perchè in quell'angolo di paradiso in cui ho vissuto in Sicilia, in un punto nascosto di quello che allora era il mio giardino, assolato e al riparo dal vento dietro un gazebo avevamo piantato papiri minuscoli, molto probabilmente provenienti dalla famosa riserva, che immersi costantemente nell’acqua in breve tempo hanno subìto una grande trasformazione diventando altissimi.
Per cui, a mio avviso, direi che questa creazione olfattiva ripercorre la vita del papiro partendo dall'alto: dalle infiorescenze piumose e verdi, alla lunghezza del fusto legnoso, per poi arrivare al punto in cui lo stesso ha origine a contatto con la terra costantemente bagnata dall’acqua, connotazione questa data alla fragranza dal vetiver che si poggia su una base di muschio bianco molto secco.
A stemperare le note verdi e legnose è presente la lavanda a partire dalle note di testa fino ad arrivare al drydown finale. 

Anche se la nicchia non conosce “genere”, sono del parere che questa fragranza sia nata e pensata per un uomo: un uomo elegante e raffinato che nell’assolata estate ripara i suoi magnifici occhi verdi con un panamà e indossa abiti di squisita fattura sartoriale rigorosamente in fibra naturale.
lacasadellanonnasiracusa.blogspot.com

giovedì 19 giugno 2014

"NUIT NOIRE" di Mona di Orio (2006)

Appartiene alla tanto prima "vituperata", poi amata e desiderata " linea grigia"della grande e mai dimenticata Mona di Orio, grazie alla quale ho conosciuto l’esistenza di particolari accordi olfattivi per me del tutto inusitati che riconosco essere di pura sensualità.

Si tratta dell'evocazione di una rovente notte di sesso a Tunisi. 
La fragranza si apre in modo violento, oscuro e soprattutto "indolico",   sulle note dei fiori d’arancio che insieme a spezie, arancia di Guinea e cardamomo conferiscono alla composizione olfattiva una sfumatura così greve e allo stesso tempo  densa di mistero, da dare alla testa.    Entrando nel cuore del profumo attraverso l'ipnotica tuberosa, ecco  disvelarsi la sua anima che poggia su di un fondo d'ambra, cuoio e muschio animale che diventa sensuale come il tocco vibrante dell'amante che invoca ancora il corpo di colei che ama profondamente ma che non potrà mai  avere........
 Ed è proprio nelle note di testa che si consuma  la costruzione più stupefacente e sporca del profumo, anche se la mia pelle lo recepisce in un modo completamente diverso poichè lo ripulisce subito e nonostante, attraverso  le impressioni raccolte, a molti ricordi le maleodoranti "toilettes publiques" di Parigi e ad altri l'odore di stallatico, personalmente non sono affatto d'accordo! 
Per chi non ama questa tipologia di fragranze un pò estreme, risulta essere insopportabile anche perchè è molto, molto persistente, a mio parere, da indossarsi esclusivamente durante la stagione fredda. Ed è con il passare delle ore che queste note per lo più indoliche, spariscono quasi del tutto e la fragranza evolve dando il meglio di se poichè prevalgono le note più fiorite e calde che diventano come una seconda pelle, ove ho un rimando ad una nota quasi saponosa. 
Ripeto si tratta di uno dei profumi più controversi in assoluto, animalico, ma a mio parere molto francese: potrebbe ricordare la Parigi di Maria Antonietta, quando i profumi avevano lo scopo precipuo di essere potenti per coprire i cattivi odori derivanti da mancanza di igiene!! Spero di aver reso l'idea.



Tratto dal  film "Il Paziente Inglese"

"Introduzione ai Metodi Estrattivi"

Musica e profumo sono molto più vicini di quanto si possa lontanamente immaginare e ciò agli appassionati di profumeria artistica non può certo sfuggire, è del tutto esaustivo un confronto parallelo tra l’utilizzo del termine “nota” per indicare un ingrediente olfattivo e il termine “accordo” per individuare l’insieme di note. Il “Parfumeur” opera alla stregua di un compositore, ma in questo caso la sua abilità è nell’olfatto accompagnata da una conoscenza così approfondita di materie prime  essenziali e molecole da saperle riconoscere singolarmente  ma anche insieme ad altre note per trasformarle in concetti astratti o in stati d’animo, esprimendo creatività e passione e al tempo stesso seguendo delle regole ben precise dando corpo alle proprie fantasie, attingendo dalla moltitudine di odori, dal ricordo delle strade percorse, dalle proprie esperienze e dalle persone incontrate[1].

Alla stregua di un compositore il “parfumeur” dispone dell’orgue , mobile descritto  per la prima volta nel 1884 dallo scrittore francese Joris-Karl Huysmans nel suo libro [2]Countdown  che riscosse un tale successo che alcuni laboratori si appropriarono dell'idea di far riprodurre l’orgue  da veri e propri ebanisti dove poggiavano una moltitudine di ampolle in vetro contenenti le essenze che con il passare del tempo sono aumentate sempre di più poichè soprattutto alla fine dell’800 e agli inizi del 900 quando  videro la luce molte materie prime di origine sintetica[3] (le aldeidi, acetati, butirrati, benzoati, alcoli, ecc) che attraverso una combinazione equilibrata, insieme alle materie di origine vegetale (es: balsamo del Tolu e resine come quella di labdano, benzoino e galbano che avevano la caratteristica di essere dei fissatori) e animale (ambra, zibetto e castoreum) aprirono nuovi orizzonti alla profumeria classica, al fine di ottenere  fragranze vibranti e multi sfaccettate dotate di leggerezza sublime.
Onde ottenere la massima resa olfattiva, dovranno essere precisi e codificati i metodi che consentono di estrarre le molecole odorose dalle materie prime naturali, ottenendo la massima resa olfattiva.  Alcuni di questi metodi hanno origini molto lontane, come il più antico in assoluto per estrarre il profumo dai fiori: l’Enfleurage 



jeandler.blog.lemonde.fr



[1] Le parole del profumo a cura di Ornella Pastorelli, pag. 13
[2]  Elisabeth de Feydeau, Profumi: Storia, Anthology, dizionario , Robert Laffont, 2011, 1206  
[3] Le parole del profumo, pag. 14

martedì 17 giugno 2014

"PIRAMIDI OLFATTIVE": un discorso ancora attuale?

Personalmente nonostante mi senta obbligata, data la particolarità della materia, ad aprire una parentesi sulle “piramidi olfattive”, è opinione diffusa che al giorno d’oggi l’argomento non rivesta più tutta quella importanza che possedeva in un’epoca lontana ove il profumo doveva obbedire a determinati criteri estetici che potremmo definire classici, e che si basavano   sulla visualizzazione teorica del grado di evaporazione dei componenti e sulla loro persistenza. Per convenzione la piramide olfattiva è costituita da 3 livelli  che come già detto  permettono di illustrare lo sviluppo temporale della fragranza ovvero le note olfattive che  si dispongono secondo la loro tenacia , anche se in tali sezioni potrebbero essere presenti poche o molte essenze collegate tra loro attraverso legami molecolari.
Un forte sentore alcolico caratterizza la Testa della fragranza e le note olfattive presenti sono estremamente evanescenti (durano pochi minuti) per lo più consistenti in aromi"freschi", "assertivi" o "taglienti" ma volatili, come gli agrumi, le note verdi, acquatiche e marine; con l’attenuarsi dell’odore dell’alcool, compariranno le note predominanti , più potenti e realmente caratterizzanti la famiglia olfattiva di appartenenza  della fragranza, ovvero il Cuore che è l’Anima vera e propria, il corpo centrale della composizione olfattiva: per due o tre ore si intrecceranno gli odori dei fiori, della frutta, spezie, bacche, espressione della ricchezza di un profumo e della sua “scia”o “sillage”. Le note di fondo non verranno avvertite da chi indossa la fragranza se non quando staranno per sparire le note di cuore del profumo prima di un periodo di mezzora, ma sono quelle che resistono più a lungo di tutte, anche per ventiquattro ore dopo l'applicazione. Le essenze presenti nel Fondo sono più persistenti ed intense; in genere si tratta di essenze come ambra, muschio benzoino, opoponax, labdanum, patchouli, sandalo  e note animaliche, al giorno d’oggi rese con molecole di sintesi a tutela di alcune specie animali, addirittura estinte in nome dei profumi.
A questo punto occorre aprire una parentesi, nel senso che l’immagine della piramide olfattiva appare ai giorni nostri giustamente obsoleta, poiché accanto ai profumi soliflore, che lasciano il compito di raccontare un profumo con pochissime essenze in grado di descrivere una intera famiglia olfattiva, negli ultimi tempi sono nati nuovi modi nella tecnica di visualizzare l’evaporazione di un profumo, con l’introduzione di termini, a prisma, spirale e a stella., geometrie che si prestano maggiormente nel descrivere le nuove composizioni olfattive.
Alcuni nasi sono dell’avviso che l’argomento Piramidi Olfattive sia piuttosto una operazione di marketing per far presa sul consumatore, che altro strumento di conoscenza del profumo non ha se non questi schemi stereotipati, i quali tra l’altro riportano soltanto qualche nota indicatrice della famiglia olfattiva e niente di più, mentre in realtà si tratterebbe di un fenomeno tale, che riguarderebbe esclusivamente la profumeria commerciale, inducendo il consumatore ad immaginare paradisi terrestri perduti, popolati da gelsomini inebrianti, orchidee prati verdi, frutta carnosa e zuccherina…….per indurlo all’acquisto, altresì spinto da una campagna pubblicitaria che conferisce l’ulteriore nota glamour alla fragranza, perché confezionata ad arte da abili e famosi registi complice la partecipazione di bellissime attrici di successo.
Si dice che Dominique Ropion nel creare Portrait of Lady (che io adoro) abbia impiegato dieci anni di studi, uscendo dagli schemi che solitamente governano la profumeria classica utilizzando criteri completamente diversi , ed il cui estro è paragonabile a quello di un grande compositore di  musica! Come racconta lo stesso Frederic Malle ,partendo dall’accordo di base di Geranium Pour Monsieur (altro profumo della linea di Malle firmato da Ropion ),  è stata utilizzata una tecnica particolare: ovvero la distillazione del patchouli che è stata frazionata  al fine di sfruttarne il solo cuore, liberando il patch da quelle note muffose e terrose che lo connotano ed elevando la parte calda legnosa e sensuale   del patchouli aumentandone la resa ancor di più attraverso l’utilizzo dell’Ambroxan.
Ho accennato brevemente al genio creativo di Dominique Ropion, ma potremmo dissertare a lungo sulla grande maestrìa ed originalità che connota altri “compositori olfattivi,”un esempio per tutti:  Andy Tauer, un  autodidatta che lavora come un vero e proprio artigiano, con una specializzazione in chimica, seguendo di persona tutto il processo produttivo fino all’imbottigliamento,  utilizzando materie prime di altissima qualità  e molecole di sintesi di ultimissima generazione, uscendo al di fuori di ogni schema stereotipato.


Pertanto concludendo in questa sede il discorso sulle piramidi olfattive è senza dubbio da ritenersi superato, anche se molto probabilmente è ampiamente asservibile ai canoni mediatici della profumeria commerciale.  

venerdì 13 giugno 2014

CENNI STORICI SULL'ORIGINE DEI PROFUMI


Sebbene nella storia dell’umanità, il primo dei riferimenti concernente l'impiego e utilizzo dei profumi   si collochi nei documenti egizi alla fine del quarto millennio A.C,  la cultura del profumo, sotto forma di utilizzo dell'incenso, è nata altrove, ovvero nella Mesopotamia Centrale, nella regione che si colloca tra il Tigri e l'Eufrate, la culla di tutte le civiltà, ove risultano le prime testimonianze scritte relative ad un vasto scambio commerciale di sostanze aromatiche, all'incirca 200,  sebbene risulti  che le preferite fossero sette: il cedro adorato come albero sacro, il calamo, il mirto, galbano, cipresso, laudano e storace, componenti di fondamentali importanza non solo per il culto dei morti, ma anche più strettamente nell'estetica del profumo.

In Egitto, alle fragranze,  su cui i sacerdoti avevano il pieno controllo veniva attribuita la proprietà di fare da tramite alle aspirazioni umane nell'aldilà, durante i riti religiosi ove i  profumi esalavano un fumo odoroso che si levava verso il cielo, da qui l'origine della parola profumo, che deriva dal latino "per fumus" e cioè "attraverso il fumo". Bruciando sostanze odorose gli uomini si attiravano le grazie divine.
 Particolarmente significativo e di grande importanza , l’utilizzo  di essenze come mirra, cassia e cedro durante  il rituale dell'imbalsamazione  alla morte del Faraone una volta privato delle proprie viscere e pulito con olio essenziale di pino per poi infine  essere  avvolto in bende impregnate di oli aromatici.  Con il passare del tempo, il lusso e la raffinatezza entrarono nella vita privata degli Egizi attraverso l’utilizzo di quelle stesse sostanze odorose anche nell'igiene quotidiana. Nacque allora una vera e propria industria dei profumi, senza dubbio favorita dalle  spedizioni organizzate della regina “Hatshepsut “(1501-1482 a.C.)  nel mitico "Paese di Punt" (forse l’odierna Somalia) dove crescevano tra le altre,  mirra, laudano, incenso, la resina di terebinthus e opoponax e la cui esistenza  risulta essere oscurata dalle foschie del tempo; viaggi  documentati nei bassorilievi del tempio di Deir-EL-Bahari, che la stessa Regina fece costruire a Tebe in onore di Amen-Ra. Fu un autentico tripudio di fragranze - come il "Kyfi", composto da più di 60 essenze- esportate anche in paesi molto lontani.

[1]Le civiltà Greca e Romana dopo aver appreso l’arte dalle officine egiziane, elaborarono profumi preziosi: lo stesso Marco Antonio regalò a Cleopatra, una fabbrica di profumi situata presso Ein Gedi, dove furono scoperti vasi con residui di antichi profumi al fine di omaggiarla per tutto il suo sapere sulla materia, infatti la leggendaria Cleopatra fu anche l’autrice di un ricettario di profumi: “Cleopatra Gyneciarum libri”ormai perduto, in cui la più famosa e seducente regina dell’antichità annotava le sue ricette di oli profumati e unguenti cosmetici.

 Alcuni di questi antichi profumi erano famosissimi nell’antichità, tanto che sia Plinio il Vecchio, sia il medico greco Dioscoride ne hanno tramandato non solo i nomi, ma anche le ricette in seguito utilizzate.
Giuseppe Donato, direttore del Laboratori di Archeologia Sperimentale del CNR di Roma.1 Monique Seefried, curatrice della Near Eastern Art at Memory University”, rifecero molti profumi usando i recipienti di Cleopatra e i risultati delle analisi dei residui trovati nei contenitori trovati nella fabbrica di Ein Gedi, utilizzando metodi antichi e le ricette tramandate da Plinio il vecchio.
Presero petali di fiori, legni profumati, semi ed essenze mescolate ad olio di oliva finissimo ottenuto dalla spremitura delle olive acerbe del mese di agosto (il famoso onfacium) e lasciarono le singole misture a “maturare” al caldo, alla temperatura di 30-40°C per diversi giorni. Poi, pressarono il tutto in contenitori di fibra vegetale per estrarre le preziose essenze che vennero conservate  come nella più remota antichità in preziose bottigliette di alabastro e lapislazzuli, per ricordare come  il profumo avesse prezzi elevatissimi e potesse costare più dell’oro.
Dalla loro meticolosa ricerca.2 apprendiamo che tre erano i profumi più diffusi all’epoca di Cleopatra e che i migliori erano prodotti ad Alessandria sotto il controllo diretto della dinastia Tolemaica:

il Regale Unquentum, risalente al 3000 a.C., rinvenuto in una tomba di Ur, contenente Calamo, mirra, legno di rosa, balsamo, maggiorana, spezie ed essenze di fiori provenienti da lontanissimi paesi come la Cina, l’India e la Malesia;

il Susinum, l’olio di lillà famosissimo al tempo e alla corte di Cleopatra;

il Cyprinum,  forse uno dei più famosi, a base di olio di oliva verde (l’onfacium prodotto con le olive acerbe del mese di agosto), Cardamono, Calamo, (giglio giallo) aromatico, Hennè, Aspàlato (legno di aloe) e Resina. Di questo profumo abbiamo tre ricette, una di Teofrasto, una di Plinio e una di Dioscòride. Era  verde e poteva mantenere il suo aroma inalterato per quattro anni. Fu considerato uno degli ingredienti principali, insieme al Megaleion, al Cinamonium (cannella), al Mirtinum (mirto), al Rodinon (rosa) e alla Salvia per la creazione dei profumi “personalizzati.”e poi ancora il Rodinium , olio di rose che sembrava potesse avere origini persiane: questi i tre profumi più diffusi all’epoca di Cleopatra.  

Vi sono altri profumi che meritano di essere menzionati come l’Elegipcium di incerta provenienza egizia ma certamente venduto ad Atene nel V sec a.C, pregiatissimo, incolore con aroma di mirto e cannella che se fatto invecchiare per dieci anni raggiungeva grandissimo valore. L’Elmendesianum, egiziano originario di Mendes, città sul delta del Nilo,  di olio di balano, mirra, casia, resina con una punta di cannella. Il Metopium, profumo di  Galbano dall’aroma intenso, di solito ottenuto dall’olio di mandorle amare amatissimo dai fenici. Lirinum, olio di oliva dove venivano fatti macerare  i fiori dell’iris, che si consigliava di farlo tingere di rosso con i semi dell’hennè e di farlo riposare per venti anni e raggiungere in questo modo l’optimum. 
Nell'antica Grecia, gli "euodia", ovvero gli odori buoni - strumento di ricerca del divino  raggiunsero il loro apogeo nella raffinatissima Atene di Pericle. Qualche esempio: il "susinon" a base di giglio o il "kipros" a base di menta e bergamotto. E nonostante il veto di alcuni personaggi illustri, come Socrate, l'importanza attribuita al profumo è confermata dal famoso "Trattato degli odori " di Teofrasto, testo base della profumeria antica. 

A Cipro, l’isola consacrata ad Afrodite e alla bellezza femminile,
http://energia.corriere.it/
patria della “cipria”, il cosmetico più antico del mondo, sono stati scoperti i resti di un grande impianto industriale, un edificio di 4000 metri quadrati che risale al XX secolo a.C. Un violento terremoto, nel 1850 a.C., e il rovinoso incendio che ne seguì a causa della notevole quantità di olio presente in quel luogo, distrussero drammaticamente il sito.
Gli antichi romani utilizzavano solo, “oleum ex albis ulivis” il cosiddetto onfacium. Vi mescolavano fiori, legni profumati o essenze e lasciavano tutto in fusione, a maturare al caldo per diversi giorni;

 Con l’età imperiale il profumo trionfò in tutte le sue forme. Come racconta Petronio nel Satyricon, i banchetti divennero vere e proprie ” orge olfattive” : durante i convivi nella Domus Aurea di Nerone, per esempio, da un soffitto d’avorio traforato cadevano sugli ospiti petali di rosa impregnati di essenze preziose.
www.romanoimpero.com
Con la decadenza dell’impero e la nuova morale imposta dal cristianesimo però, l’arte del profumo cadde rapidamente nell’oblìo. Tutto veniva impregnato di profumo, dal corpo, ai capelli, al cavallo, alle donne e alla schiave, portantine, tende e addirittura le vele delle navi
[2]Gli arabi ai quali dobbiamo l'invenzione dell'alambicco, usato ancora ai nostri giorni, furono i primi a distillare l’alcool e ad ideare il processo di distillazione che viene tuttora utilizzato;
 un ponte tra oriente e occidente si apre con la conquista islamica della penisola iberica nel 711, che portò con se l’introduzione di nuovi fiori e spezie, ma anche delle tecniche per produrre fragranze, giacché gli arabi detenevano il monopolio del commercio degli aromi; più tardi, quel ponte fu rafforzato dalle crociate (1096-1291). In seguito con i viaggi di Marco Polo s’intensificarono i commerci delle spezie
Dal Medio Evo, il bagno ed il lavarsi in generale è abbandonato e si fa un uso smodato di profumi per rimediare alla mancanza di igiene. 
www.amicidegliuffizi.it
LEpoca doro della Profumeria arriva con il Rinascimento, letà doro del mecenatismo e dellarte, grazie anche alla competenza appassionata da parte di personaggi di alto lignaggio e alla conoscenza di nuove materie prime, fino allora sconosciute, che i grandi esploratori portavano dai loro viaggi. La Spagna, che assieme al Portogallo è diventata il paese più ricco del vecchio mondo (grazie allo sfruttamento delle colonie), stabilisce il monopolio su ingredienti quali muschio, ambra grigia, zibetto, sandalo. Nel frattempo lItalia non rimane a guardare, nel  1508, i domenicani fiorentini di Santa Maria Novella creano un laboratorio di distillazione di essenze profumate, presto imitati dai carmelitani scalzi di Venezia. La città lagunare, in particolare, è celebre in tutta Europa per i suoi muschiari (abili nella preparazioni di prodotti a base di muschio e ambra).  Nel frattempo a Venezia, cosmopolita per vocazione, centro di cultura e di piaceri, vi sono tutti i presupposti perché vengano pubblicati i primi manuali sull’arte della cosmesi e della profumeria. In Francia, occorre aspettare fino al 1533, anno in cui Caterina de’ Medici, promessa sposa di Enrico II, arriva a Parigi da Firenze, scortata da Renato Bianco, suo naso personale. René le Florentin, ( nome d’arte di Renato Bianco) consegue in breve tempo un successo così immenso  che addirittura non è neanche in grado di soddisfare le richieste della clientela.
A Grasse, in una cittadina medievale nel Sud della Francia,  si consuma una vera e propria rivoluzione... del profumo! Lì, infatti, comincia a svilupparsi la cultura della piante da profumo, partendo dalla moda nascente del cuoio, di cui Grasse è un centro nevralgico di produzione. Il pellame che viene lavorato è di ottima qualità, ma caratterizzato da un odore pungente particolarmente sgradevole. La felice soluzione proposta dai conciatori locali, che decisero di lanciare la moda degli accessori profumati (guanti in primis, ma anche cinture, scarpe)  portò ad un grandissimo successo e mentre in un primo tempo vengono utilizzate le fragranze tipiche di piante come lavanda e mirto poi in un secondo momento questi profumi si arricchirono di gelsomino, tuberosa e rosa centifolia. Fu un tale successo che in breve tempo gli artigiani del cuoio potettero fregiarsi del titolo di maitre parfumeur.
Durante la rivoluzione francese la passione per la profumeria passa in secondo piano, e solo con l’impero napoleonico, poi, rinasce la passione per il lusso in senso vero e proprio, compresi i Profumi. Fu proprio a causa della smodata passione per i profumi della moglie di Napoleone Bonaparte: Josephine Beauharnais  che il settore conobbe un vero e proprio rilancio ascensionale. Si racconta che l’imperatore non sopportasse sostare a lungo nella stanza della moglie, carica di aromi di zibetto, ambra e muschio al punto che l’aria risultava irrespirabile; ma non tutti sanno forse che Napoleone fosse un gran consumatore dell'acqua di colonia di Jean Marie Farina (all'incirca 60 flaconi al giorno!), al punto che la sua prima moglie Josephine  chiese al profumiere di inventare un flacone che l'imperatore potesse portare con sé ovunque: nacque così, la forma oblunga dell'acqua di colonia Rouleau de l'Empereur che Napoleone poteva inserire negli stivali!!!

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IL SECOLO XIX
All’inizio del XIX secolo i ricercatori trovando sempre nella natura la loro fonte d’ispirazione arrivarono ad isolare molecole interessanti dal punto di vista olfattivo, da rimaneggiare a proprio piacimento. Ma è solo attorno al 1860 che la profumeria compie un significativo balzo in avanti,insieme alla borghesia nasce il  buon gusto olfattivo. È proprio allora la profumeria si configura come un’arte ove compaiono i primi prodotti di sintesi di alta qualità, frutto delle ricerche condotte nei laboratori delle industrie chimiche d’Europa e degli Stati Uniti. Dapprima demonizzate in seguito rivalutate. In fondo i loro odori, così costruiti e sorprendenti, conferiscono note astratte e imprevedibili alle composizioni. I costi contenuti ne accelerano la diffusione e dal loro accostamento con prodotti naturali nascono note inedite, presto inserite in nuove, interessanti jus. Per citarne alcuni: Fougère Royale di Houbigant (1882), che contiene cumarina e Jicky de Guerlain (1889),un profumo femminile creato da Aimé Guerlain con note di lavanda, limone, mandarino, bergamotto e rosmarino, a cui seguono note di gelsomino, patchouli, rosa, iris e vetiver e si chiude con note di fondo di vaniglia, muschio, zibetto, ambra e fava tonka.

Risale alla fine del XIX secolo la classificazione delle essenze in diciotto gruppi olfattivi - le future famiglie e sottofamiglie - a opera del profumiere londinese [3]Eugene Rimmel.



[2] http://www.fashionpu.com/Guide.aspx?Guida=Piramide-olfattiva.html#&&G=Origine-dei-profumi.html
[3] http://www.leiweb.it/bellezza/trucco-profumo/08_a_rinascimento.shtml
http://www.perfumeprojects.com/museum/bottles/

http://www.cafleurebon.com