martedì 8 novembre 2016

Viaggio attraverso le tuberose della mia vita! Iparte




Da sempre la tuberosa rimane la mia nota olfattiva preferita ed i parfumeurs hanno lavorato incessantemente per esaltare di volta in volta profili dell’assoluta sempre diversi, poiché quest’ultima presenta innumerevoli sfaccettature: ora verdi e speziate, ora canforate, ora burrose e cremose per rendere al meglio il profumo ipnotico proprio del fiore e creare una magica alchimia di seduzione. Pur non conoscendo tutte le tuberose in circolazione ritengo che le interpretazioni che i nasi abbiano dato del bianco bocciolo ipnotico siano davvero molteplici e strutturalmente variegate a seconda degli altri elementi che le sono stati accostati , per cui si va dalle composizioni più semplici, fino ad arrivare a quelle via, via più complesse e ridondanti.

  Un esempio fra tutte è Fracas di Robert Piguet  (Germaine Cellier) lanciato sul mercato nel  1948, per una donna sensuale, esplosiva e glamour che esalta  il profilo conturbante della tuberosa, calda e ipnotica, di una cremosità e rotondità eccezionali che le vengono conferite nelle note di testa e di cuore dai fiori di giacinto , garofano, osmanto ,gardenia,gelsomino e mughetto per poi rivelare un lato mollemente indolico  che costituisce la base ove poggia l’intero bouquet olfattivo: ambra grigia ,muschio animale, sandalo, legno di cedro e vetiver. Non a caso Fracas è stata la fragranza utilizzata da un’attrice simbolo stesso della femminilità assoluta: Kim Basinger, che meglio di tutte la rappresenta, poichè detentrice di una bellezza quasi oltraggiosa, proprio come Fracas che dopo le riformulazioni anni '80 e lo stop alla produzione per cambi societari, venne riformulata da Pierre Negrin nel 1996.

Una diversa interpretazione della tuberosa è data da Henry Creed nel 1933 con Angélique Encens nella collezione privata adesso fuori produzione per irreperibilità della materia  prima (angelica). Questa fragranza venne creata per Marlene Dietrich nel 1933 e  non è morbida e rotonda, ma elegante e non appariscente, calmierata sinuosamente dall’incenso e angelica. 

Ricordo ancora il solo regalo che portai a mia madre durante una gita a Parigi con la scuola in una profumeria ubicata all’interno dell’albergo in cui mi trovavo: si trattava di Chloé  di Karl Lagerfeld  ( 1975), un soliflore alla tuberosa composto all’incirca da 178 elementi tra cui: mughetto, giunchiglia, ylang-ylang delle Comore, Gelsomino di Grasse, Rosa bulgara, giacinto, narciso e garofano su una base di ambra, iris e muschio di quercia per sostenere tutte le note floreali. Una tuberosa imponente, piccante e molto aldeidata, oggi forse direi troppo, ma le fragranze di  allora nascevano letteralmente per essere indossate da donne eleganti dotate di un fascino senza tempo, cui regalavano una magia, un allure  di cui adesso si è persa ogni traccia.
Il profumo non era ad appannaggio di ogni donna!





Una delle tuberose che  si pone al di fuori di ogni schema olfattivo, per il suo profilo ambrato, speziato e fruttato  e che più ho amato è Poison nella prima versione originale della Maison Dior lanciato nel 1985 con immenso impatto mediatico:  il  cuore degli anni ottanta, il vortice spudorato di divertimento capitalista  concentrato in una fragranza!!!!!.Questo nuovo profumo è percepito come sconcertante, inquietante o seducente, sempre misterioso, non lascia indifferenti. Poison esprime amore e aggressione allo stesso tempo con l'inquietante slogan pubblicitario Il profumo è il veleno del cuore, frase dello scrittore Paul Valery.  L’Assoluta di Tuberosa d’India conferisce a Poison accenti mielati e d’arancia, donando un’intensità nobile e preziosa. Nessuna fragranza mi ha regalato l’emozione di Poison, unico e indescrivibile, nella sua potenza e maestosità. Ero una ragazzina dai lunghi capelli biondi senza trucco e interamente vestita di pelle nera con calde maglie di angora: mi bastava indossare quella tuberosa per avere quelle che erano allora le mie certezze ( ben poche a dire il vero!). La sua straordinaria alchimia esotica nasceva da un ricco mix di note speziate, fruttate e ambrate, riscaldate dal miele, ambra, opoponax e dal muschio abissino - una fragranza orientale disarmante, carismatica ed indimenticabile cui si accompagnava tutta la linea corpo!  



E dopo aver conosciuto Ysatis di Dominique Ropion (1984) e nello stesso anno Gianfranco Ferrè by Gianfranco Ferrè Eau de Toilette, una meraviglia olfattiva di vera classe e bellezza ineguagliabile, conobbi Nocturnes de Caron by Caron  (1981) molto aldeidato ed elitario ma con un cuore pulsante di tuberose per  abbandonarlo  poco dopo per Beautiful di Estèe Lauder che racchiude una intera epoca, gli anni ’80: colorati, leggeri, spensierati, giocosi,  un bouquet decisamente floreale su una base calda di legno di sandalo e vetiver. 

sabato 5 novembre 2016

"La Tuberosa": The Mistress of the Night

The tuberose, with her silvery light, That in the gardens of Malay Is call'd the Mistress of the Night, So like a bride, scented and bright; She comes out when the sun's away.
Thomas Moore





L’intento di oggi è quello di rendere omaggio ad un fiore, nei confronti del quale non sono  ammesse mezze misure: o lo si ama alla follia, o, lo si odia! Si tratta della splendida e delicata tuberosa meglio conosciuta dal punto di vista scientifico come Polianthes Tuberosa, cui oggi viene dedicata presso il Beauty Concept di Monza una intera giornata di studio e approfondimento  su iniziativa del Gruppo di Adjiumi nella persona di Cristian Cavagna  con la collaborazione di  Gian Luca Perris. 

 E’ un fiore originario del Messico  coltivato in epoca precolombiana dai nativi americani ed  in seguito dagli Aztechi, i quali erano adusi chiamarla omixochitl  ovvero “fiore-osso”, termine  scaturito dall’aspetto e consistenza dei fiori cerosi e bianchi iridescenti propri della pianta.
Si narra che l’arbusto  venne importato nel vecchio continente grazie agli spagnoli e ad un missionario francese letteralmente conquistati dalla  tuberosa.  Le foglie,   che appaiono come nastri, crescono alla base della pianta e si arcuano verso l’esterno: sono di un verde brillante in netto contrasto con il colore e la consistenza della fioritura di un rosa avorio quasi perlescente, i fiori della tuberosa infatti sono a forma di imbuto, di colore bianco  e raccolti in infiorescenze a spiga: per molto tempo fecero parte dei “giardini lunari” di moda tra la ladies d’epoca  vittoriana sia per esaltare il colorito pallido dei loro visi di porcellana e sia per l’effluvio odoroso quasi ipnotico che emanavano solo dopo il tramonto, ed è proprio per questo   che la tuberosa è popolarmente conosciuta come “Night Queen”, “Mistress of the Night”, o “Raat ki Raani”, in India.  Fiore  ipnotico  per eccellenza, dalla scia carnale e conturbante, fino al punto che nel Rinascimento venne decretato alle fanciulle financo il divieto di annusarne il profumo narcotico nel timore che potessero avere un “orgasmo” spontaneo!!!!. Lo stesso divieto veniva adottato anche in India – dove il suo nome ki rani significa ”corteggiatrice della notte” – in quanto secondo la credenza popolare si pensava che il suo profumo potesse far cadere in un oblio di sentimentalismo impossibile da eludere.
La tuberosa è stata definita, non a torto la “meretrice della profumeria”: addirittura i fiori naturali dopo la raccolta   hanno una potenza tale  che possono trasudare il loro effluvio per giorni e giorni .
L’assoluta del fiore, in passato, era prodotta solo nel sud della Francia attraverso il metodo dell’enfleurage:   tecnica estrattiva nata al tempo degli Egizi che permette di trattare a freddo tutti i fiori molto delicati, come  per l’appunto: tuberose, rose, gelsomini, viole e molti altri. Questa tecnica si basa sull’estrazione tramite un solvente in grado di assorbire gli oli essenziali, sfruttando un principio, risalente all’epoca degli alchimisti medievali,  che  il simile scioglie il simile: essendo gli oli essenziali delle sostanze lipofile, il solvente che viene utilizzato per l’enfleurage è un grasso solido.
In passato si utilizzavano grassi di origine animale come quello di maiale o di bue; oggi vengono impiegati grassi vegetali come il benzoino.   
Il[1] grasso viene spalmato su due telai formati da una lastra di vetro inserita in una cornice di legno.
I petali dei fiori, raccolti a mano, meglio se la mattina stessa, vengono poi disposti in uno strato sottile al di sopra del grasso. I telai vengono poi sovrapposti l’uno sopra l’altro e lasciati riposare per alcuni giorni. Successivamente i petali vengono rimossi scrupolosamente e sostituiti con altri nuovi appena raccolti. Questa operazione viene ripetuta più volte (circa 30) fino alla completa saturazione del solvente.
Terminato l’enfleurage il grasso viene raschiato dai telai e quello che si ottiene è la cosiddetta pommade ossia una pomata profumata ricca di essenza floreale.
Tale prodotto sarà tanto pregiato quante più volte è stato ripetuto il trattamento, in modo da rendere completamente esausto il grasso impiegato.
La pommade può essere utilizzata tale e quale come essenza solida oppure può essere “lavata” con determinati solventi (come l’alcol etilico) ottenendo un olio profumato dal quale, dopo opportuna filtratura, si ottiene l’Assoluta, ossia l’essenza floreale pura.

L’Enfleurage è la prima tecnica utilizzata per ottenere i profumi.
Ad oggi, è stata quasi del tutto abbandonata per gli elevati costi e per i tempi molto lunghi di lavorazione e viene utilizzata la tecnica di estrazione con solventi: 
esano e derivati del petrolio, questi ultimi  di natura lipofila cioè affine ai grassi, riescono a estrarre sostanze odorose che non si riuscirebbero ad ottenere con la distillazione perchè troppo pesanti; inoltre ci sono molecole profumate che con il calore della distillazione si rovinerebbero. Quando il solvente ha assorbito l’estratto odoroso otteniamo la concreta che  si  “lava” poi  con alcool etilico, in modo che la fragranza si trasferisca dal solvente lipofilo all’alcool; questi solventi  verranno poi eliminati attraverso processi tecnici  L’estratto finale, il concentrato odoroso che rimane dall’eliminazione dei solventi è l’assoluta.

Ci occupiamo dell’assoluta di tuberosa dal punto di vista olfattivo, ma studi recenti e non, hanno dimostrato le molteplici proprietà terapeutiche dell’olio essenziale di tuberosa: come “afrodisiaco” in aromaterapia, abbassando anche la soglia dello stress e della tensione con effetto rilassante sul cervello, muscoli e nervi. Aumenta inoltre la circolazione del sangue con un effetto benefico su tutto il metabolismo.









[1] http://www.inherba.it/enfleurage-antica-tecnica-per-ottenere-le-essenze-floreali/