Sebbene nella storia
dell’umanità, il primo dei riferimenti concernente l'impiego e utilizzo dei profumi si collochi nei documenti egizi alla fine
del quarto millennio A.C, la cultura del profumo, sotto forma di utilizzo dell'incenso, è nata altrove, ovvero nella Mesopotamia Centrale, nella regione che si colloca tra il Tigri e l'Eufrate, la culla di tutte le civiltà, ove risultano le prime testimonianze scritte relative ad un vasto scambio commerciale di sostanze aromatiche, all'incirca 200, sebbene risulti che le preferite fossero sette: il cedro adorato come albero sacro, il calamo, il mirto, galbano, cipresso, laudano e storace, componenti di fondamentali importanza non solo per il culto dei morti, ma anche più strettamente nell'estetica del profumo.
In Egitto, alle fragranze, su cui i sacerdoti avevano il pieno controllo
veniva attribuita la proprietà di fare da tramite alle aspirazioni umane
nell'aldilà, durante i riti religiosi ove i
profumi esalavano un fumo odoroso che si levava verso il cielo, da qui
l'origine della parola profumo, che deriva dal latino "per fumus" e
cioè "attraverso il fumo". Bruciando sostanze odorose gli uomini si attiravano le
grazie divine.
Particolarmente significativo e di grande importanza ,
l’utilizzo di essenze come mirra, cassia
e cedro durante il rituale
dell'imbalsamazione alla morte del
Faraone una volta privato delle proprie viscere e pulito con olio essenziale di
pino per poi infine essere avvolto in bende impregnate di oli aromatici.
Con il passare del tempo, il lusso e la
raffinatezza entrarono nella vita privata degli Egizi attraverso l’utilizzo di
quelle stesse sostanze odorose anche nell'igiene quotidiana. Nacque allora una
vera e propria industria dei profumi, senza dubbio favorita dalle spedizioni organizzate della regina “Hatshepsut
“(1501-1482 a.C.) nel mitico "Paese
di Punt" (forse l’odierna Somalia) dove crescevano tra le altre, mirra, laudano, incenso, la resina di
terebinthus e opoponax e la cui esistenza
risulta essere oscurata dalle foschie del tempo; viaggi documentati nei bassorilievi del tempio di
Deir-EL-Bahari, che la stessa Regina fece costruire a Tebe in onore di Amen-Ra.
Fu un autentico tripudio di fragranze - come il "Kyfi",
composto da più di 60 essenze- esportate anche in paesi molto lontani.
[1]Le civiltà Greca e
Romana dopo aver appreso l’arte dalle officine egiziane, elaborarono profumi
preziosi: lo stesso Marco Antonio regalò a Cleopatra, una fabbrica di profumi
situata presso Ein Gedi, dove furono scoperti vasi con residui di antichi profumi
al fine di omaggiarla per tutto il suo sapere sulla materia, infatti la
leggendaria Cleopatra fu anche l’autrice di un ricettario di profumi: “Cleopatra
Gyneciarum libri”ormai perduto, in cui la più famosa e seducente regina
dell’antichità annotava le sue ricette di oli profumati e unguenti cosmetici.
Alcuni di questi antichi profumi erano
famosissimi nell’antichità, tanto che sia Plinio il Vecchio, sia il medico
greco Dioscoride ne hanno tramandato non solo i nomi, ma anche le ricette in seguito utilizzate.
Giuseppe Donato, direttore del Laboratori di Archeologia Sperimentale del CNR di Roma.1 e Monique Seefried, curatrice della Near Eastern Art at Memory University”, rifecero molti profumi usando i recipienti di Cleopatra e i risultati delle analisi dei residui trovati nei contenitori trovati nella fabbrica di Ein Gedi, utilizzando metodi antichi e le ricette tramandate da Plinio il vecchio.
Presero petali di fiori, legni profumati, semi ed essenze mescolate ad olio di oliva finissimo ottenuto dalla spremitura delle olive acerbe del mese di agosto (il famoso onfacium) e lasciarono le singole misture a “maturare” al caldo, alla temperatura di 30-40°C per diversi giorni. Poi, pressarono il tutto in contenitori di fibra vegetale per estrarre le preziose essenze che vennero conservate come nella più remota antichità in preziose bottigliette di alabastro e lapislazzuli, per ricordare come il profumo avesse prezzi elevatissimi e potesse costare più dell’oro.
Dalla loro meticolosa ricerca.2 apprendiamo che tre erano i profumi più diffusi all’epoca di Cleopatra e che i migliori erano prodotti ad Alessandria sotto il controllo diretto della dinastia Tolemaica:
il Regale Unquentum, risalente al 3000 a.C., rinvenuto in una tomba di Ur, contenente Calamo, mirra, legno di rosa, balsamo, maggiorana, spezie ed essenze di fiori provenienti da lontanissimi paesi come la Cina, l’India e la Malesia;
il Susinum, l’olio di lillà famosissimo al tempo e alla corte di Cleopatra;
il Cyprinum, forse uno dei più famosi, a base di olio di oliva verde (l’onfacium prodotto con le olive acerbe del mese di agosto), Cardamono, Calamo, (giglio giallo) aromatico, Hennè, Aspàlato (legno di aloe) e Resina. Di questo profumo abbiamo tre ricette, una di Teofrasto, una di Plinio e una di Dioscòride. Era verde e poteva mantenere il suo aroma inalterato per quattro anni. Fu considerato uno degli ingredienti principali, insieme al Megaleion, al Cinamonium (cannella), al Mirtinum (mirto), al Rodinon (rosa) e alla Salvia per la creazione dei profumi “personalizzati.”e poi ancora il “Rodinium” , olio di rose che sembrava potesse avere origini persiane: questi i tre
profumi più diffusi all’epoca di Cleopatra.
Vi sono altri
profumi che meritano di essere menzionati come l’Elegipcium di incerta provenienza egizia ma certamente venduto ad
Atene nel V sec a.C, pregiatissimo, incolore con aroma di mirto e cannella che
se fatto invecchiare per dieci anni raggiungeva grandissimo valore. L’Elmendesianum, egiziano originario di
Mendes, città sul delta del Nilo, di
olio di balano, mirra, casia, resina con una punta di cannella. Il “Metopium”, profumo di Galbano dall’aroma intenso, di solito ottenuto
dall’olio di mandorle amare amatissimo dai fenici. L’irinum, olio di oliva dove venivano fatti macerare i fiori dell’iris, che si consigliava di
farlo tingere di rosso con i semi dell’hennè e di farlo riposare per venti anni
e raggiungere in questo modo l’optimum.
Nell'antica Grecia,
gli "euodia", ovvero gli
odori buoni - strumento di ricerca del divino
raggiunsero il loro apogeo nella raffinatissima Atene di Pericle.
Qualche esempio: il "susinon"
a base di giglio o il "kipros"
a base di menta e bergamotto. E nonostante il veto di alcuni personaggi
illustri, come Socrate, l'importanza attribuita al profumo è confermata dal
famoso "Trattato degli odori " di Teofrasto, testo base della
profumeria antica.
A Cipro, l’isola consacrata ad Afrodite e alla bellezza
femminile,
http://energia.corriere.it/ |
patria della “cipria”, il cosmetico più antico del mondo, sono stati
scoperti i resti di un grande impianto industriale, un edificio di 4000 metri
quadrati che risale al XX secolo a.C. Un violento terremoto, nel 1850 a.C., e
il rovinoso incendio che ne seguì a causa della notevole quantità di olio
presente in quel luogo, distrussero drammaticamente il sito.
Gli antichi romani utilizzavano solo, “oleum ex albis
ulivis” il cosiddetto onfacium.
Vi mescolavano fiori, legni profumati o essenze e lasciavano tutto in fusione,
a maturare al caldo per diversi giorni;
Con l’età imperiale il profumo trionfò
in tutte le sue forme. Come racconta Petronio nel Satyricon, i banchetti
divennero vere e proprie ” orge olfattive” : durante i convivi nella Domus
Aurea di Nerone, per esempio, da un soffitto d’avorio traforato cadevano sugli
ospiti petali di rosa impregnati di essenze preziose.
www.romanoimpero.com |
Con la decadenza
dell’impero e la nuova morale imposta dal cristianesimo però, l’arte del
profumo cadde rapidamente nell’oblìo. Tutto veniva impregnato di profumo, dal
corpo, ai capelli, al cavallo, alle donne e alla schiave, portantine, tende e
addirittura le vele delle navi
[2]Gli arabi ai quali
dobbiamo l'invenzione dell'alambicco, usato ancora ai nostri giorni, furono i
primi a distillare l’alcool e ad ideare il processo di distillazione che viene
tuttora utilizzato;
un ponte tra oriente e occidente si apre con la conquista
islamica della penisola iberica nel 711, che portò con se l’introduzione di
nuovi fiori e spezie, ma anche delle tecniche per produrre fragranze, giacché
gli arabi detenevano il monopolio del commercio degli aromi; più tardi, quel
ponte fu rafforzato dalle crociate (1096-1291). In seguito con i viaggi di
Marco Polo s’intensificarono i commerci delle spezie
Dal Medio Evo, il
bagno ed il lavarsi in generale è abbandonato e si fa un uso smodato di profumi
per rimediare alla mancanza di igiene.
www.amicidegliuffizi.it |
L’Epoca d’oro della Profumeria arriva con il Rinascimento, l’età d’oro del mecenatismo e dell’arte, grazie anche alla competenza appassionata da parte di
personaggi di alto lignaggio e alla conoscenza di nuove materie prime, fino
allora sconosciute, che i grandi esploratori portavano dai loro viaggi. La Spagna,
che assieme al Portogallo è diventata il paese più ricco del
vecchio mondo (grazie allo sfruttamento delle colonie), stabilisce il monopolio
su ingredienti quali muschio, ambra grigia, zibetto, sandalo. Nel frattempo l’Italia non rimane a
guardare, nel 1508, i domenicani fiorentini di Santa Maria Novella creano
un laboratorio di distillazione di essenze profumate, presto imitati dai
carmelitani scalzi di Venezia. La città lagunare, in particolare, è celebre in
tutta Europa per i suoi muschiari (abili nella preparazioni di prodotti a base
di muschio e ambra). Nel frattempo a Venezia,
cosmopolita per vocazione, centro di cultura e di piaceri, vi sono tutti i
presupposti perché vengano pubblicati i primi manuali sull’arte della cosmesi e
della profumeria. In Francia, occorre aspettare fino al 1533, anno
in cui Caterina de’ Medici, promessa sposa di Enrico II, arriva a Parigi da
Firenze, scortata da Renato Bianco, suo naso personale. René le Florentin, (
nome d’arte di Renato Bianco) consegue in breve tempo un successo così immenso che addirittura non è neanche in grado di
soddisfare le richieste della clientela.
A Grasse, in una cittadina medievale nel Sud della Francia, si consuma una vera e propria rivoluzione... del
profumo! Lì, infatti, comincia a svilupparsi la cultura della piante da
profumo, partendo dalla moda nascente del cuoio, di cui Grasse è un centro
nevralgico di produzione. Il pellame che viene lavorato è di ottima qualità, ma
caratterizzato da un odore pungente particolarmente sgradevole. La felice
soluzione proposta dai conciatori locali, che decisero di lanciare la moda
degli accessori profumati (guanti in primis, ma anche cinture, scarpe) portò ad un grandissimo successo e mentre in
un primo tempo vengono utilizzate le fragranze tipiche di piante come lavanda e
mirto poi in un secondo momento questi profumi si arricchirono di gelsomino,
tuberosa e rosa centifolia. Fu un tale successo che in breve tempo gli
artigiani del cuoio potettero fregiarsi del titolo di maitre parfumeur.
Durante la rivoluzione francese la passione per la profumeria
passa in secondo piano, e solo con l’impero napoleonico, poi, rinasce la
passione per il lusso in senso vero e proprio, compresi i Profumi. Fu proprio a
causa della smodata passione per i profumi della moglie di Napoleone Bonaparte:
Josephine Beauharnais che il settore conobbe un vero
e proprio rilancio ascensionale. Si racconta che l’imperatore non sopportasse
sostare a lungo nella stanza della moglie, carica di aromi di zibetto, ambra e
muschio al punto che l’aria risultava irrespirabile; ma non tutti sanno forse che Napoleone fosse un gran consumatore dell'acqua di colonia di Jean Marie Farina (all'incirca 60 flaconi al giorno!), al punto che la sua prima moglie Josephine chiese al profumiere di inventare un flacone che l'imperatore potesse portare con sé ovunque: nacque così, la forma oblunga dell'acqua di colonia Rouleau de l'Empereur che Napoleone poteva inserire negli stivali!!!
http://www.infobarrel.com/media/image/43247.jpg |
IL SECOLO XIX
All’inizio del XIX secolo i ricercatori trovando
sempre nella natura la loro fonte d’ispirazione arrivarono ad isolare molecole
interessanti dal punto di vista olfattivo, da rimaneggiare a proprio
piacimento. Ma è solo attorno al 1860 che la profumeria compie un significativo
balzo in avanti,insieme alla borghesia nasce il buon gusto olfattivo. È proprio allora la
profumeria si configura come un’arte ove compaiono i primi prodotti di sintesi
di alta qualità, frutto delle ricerche condotte nei laboratori delle industrie
chimiche d’Europa e degli Stati Uniti. Dapprima demonizzate in seguito rivalutate.
In fondo i loro odori, così costruiti e sorprendenti, conferiscono note
astratte e imprevedibili alle composizioni. I costi contenuti ne accelerano la
diffusione e dal loro accostamento con prodotti naturali nascono note inedite,
presto inserite in nuove, interessanti jus. Per citarne alcuni: Fougère Royale
di Houbigant (1882), che contiene cumarina e Jicky de Guerlain (1889),un
profumo femminile creato da Aimé Guerlain con note di lavanda, limone,
mandarino, bergamotto e rosmarino, a cui seguono note di gelsomino, patchouli,
rosa, iris e vetiver e si chiude con note di fondo di vaniglia, muschio,
zibetto, ambra e fava tonka.
Risale alla fine del XIX secolo la
classificazione delle essenze in diciotto gruppi olfattivi - le future famiglie
e sottofamiglie - a opera del profumiere londinese [3]Eugene
Rimmel.
Nessun commento:
Posta un commento