mercoledì 3 settembre 2014

"INTRODUZIONE AL MAKE-UP"

Come sarebbe una vita senza colori?
Senza tutte quelle sottili sfumature che connotano gli oggetti da cui siamo circondati ? Molti sono gli elementi che determinano o influenzano il colore di un oggetto:
ovvero il colore proprio di quest’ultimo, dell’ambiente che lo circonda, dell’intensità della luce e dell’ombra che si crea, l’importanza della diversità della luce che influisce sul corpo illuminato, che avrà sfumature diverse a seconda che ad illuminarlo sarà una luce al neon, un faro colorato oppure il sole stesso.
La storia dei colori è affascinante, basti pensare che uno scienziato come Michele Eugene Chevreul (1786-1889)studiando il colore dette un contributo determinante alla storia dell’arte: capì infatti che due colori accostati tra di loro tendevano a tingersi l'un l'altro del corrispettivo colore complementare. Dall'osservazione e dallo studio di questi fenomeni Chevreul formulò la legge dei contrasti simultanei: due colori adiacenti, vengono percepiti dall'occhio in modo diverso da come sono realmente. Anticamente i pittori componevano i propri colori da soli ed ognuno aveva i suoi piccoli segreti: chi può dimenticare John Vermeer impersonato  sul grande schermo da Colin Firth, nella “Ragazza dell’orecchino di Perla,
il quale con dovizia maniacale creava lui stesso i propri colori ad olio, come il blu oltremare  ottenuto attraverso il prezioso lapislazzuli. Il nome conferma che il pigmento doveva essere importato da molto lontano; nel 1464 Filarete scrisse nel suo Trattato di architettura: "Il blu più bello è ricavato da una pietra e proviene da terre al di là dei mari". La distanza e il difficile procedimento preparatorio lo resero molto costoso e, quindi, anche molto apprezzato. 
Come non pensare alla predilezione  che gli impressionisti nutrivano per i malva ed i viola che ottenevano mescolando il blu cobalto o oltremare velato di lacca rossa piuttosto che approfittare direttamente dei pigmenti di cobalto già disponibili nel 1850-70, che Monet invece amò più di tutti, mentre Renoir rimase fedele alla prima miscela,  nei traboccanti  e ridondanti malva e porpora utilizzati in “A Teatro” (1876-77) e negli Ombrelli (1883).


Voi tutti, o chi si accinge a leggere queste mie osservazioni, si può chiedere, cosa mai centrerà questo discorso con il make-up!! A mio parere è fondamentale sapere dell’utilizzo dei colori, dei pigmenti ad alta diffusione che utilizzano le tecnologie ottiche esistenti sul mercato, cosa possa sublimare un incarnato, dal punto di vista del colore, della texture e dell’effetto che si vuole ottenere: opaco, translucido, naturale, bonne minne… pertanto considero tutto ciò solo un piccolo punto di partenza, perché come già ho avuto modo di dire:  il viso di una donna è come la tela bianca di un pittore, più sarà perfetta, maggiore sarà la resa del make-up a prescindere dal proprio colore di base che occorre studiare con molta attenzione. Compito del make-up artist è quello di sublimare l’incarnato, attraverso i nuovi fondotinta di ultima generazione, donando luminosità e trasparenza, coprendo al tempo stesso le piccole imperfezioni. Oggi siamo arrivati ad una tecnologia senza frontiere, tanto che lo studio concernente gli effetti e le caratteristiche dei fondotinta è in continuo divenire: si parla di effetto anti-aging, di effetto photoshooting, di ossigenazione attraverso l’utilizzo di oligoelementi come il silicio e il manganese insieme all’estratto ossigenante di nasturzio,  di protezione dall’inquinamento e dai radicali liberi con filtri UV per un alta protezione dai raggi UVB, antiossidanti e vitamine.  Il fondotinta ormai, non ha più solo una funzione abbellente: scopo fondamentale è quello di creare una barriera, uno scudo da cui proteggersi sempre ad ogni età, nella quotidianità, ed in qualsiasi occasione.  

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