Fuori il freddo è pungente e
migliaia di aghi di ghiaccio sembrano trafiggere non solo la mia pelle, ma il
mio cuore addormentato ed ormai intorpidito in un lungo letargo senza fine.
Muovo i miei passi sulla neve ovattata e silenziosa, mi faccio strada tra
alberi ormai resi scheletrici a causa della stagione invernale, ed ecco che nascosta da un
cespuglio di rovi trovo quella porta segreta in ferro battuto così finemente
decorata che mi condurrà nel “mio giardino d’inverno”, sconosciuto agli occhi
del viandante, ma a me così familiare.
La differenza di temperatura all’interno del "giardino d'inverno" a causa del vapore acqueo non fa che
esaltare il profumo dei miei guanti in fine nappa nera che sfiorano dolcemente lillà, viole e gelsomini diventando un tutt’uno con il
pellame del guantino grondante acqua per effetto della neve che si è sciolta.
In lontananza una sedia bianca a dondolo mi aspetta, ed è lì che mi cullo
all’ombra dei ricordi di un tempo passato e ormai antico e che mai più ritornerà.
Trovo che di Psychotrope si è parlato poco o nulla a discapito di una delle fragranze più moderne e poetiche che abbia mai sentito: un floreale- cuoiato -acquatico ovvero una combinazione di elementi del tutto insolita ma che si sposano tra loro in modo sublime, molto probabilmente grazie alle tecniche moderne di lavorazione delle materie prime introdotte da Monsieur Guillaume, che con questo profumo voleva dar vita ad un fiore con petali di pelle!
Nell'envol-lift iniziale questa fragranza psicotropa si apre con una coltre fumosa che non abbandona il profumo
in tutta la sua evoluzione per poi lasciare il passo a delicate note acquatiche e
limpide intrise di lillà, gelsomini e viole, solo con un leggero sottofondo fumoso che comunque permane.
Forse non avrà una grande proiezione, questo è certo, ma possiede un sillage a dir poco portentoso.
Immagine tratta dal film Cherìe |
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