«…quando
niente sussiste d’un passato antico, dopo la morte degli esseri, dopo la
distruzione delle cose, soli, più tenui ma più vividi, più immateriali, più
persistenti, più fedeli, l’odore e il sapore, lungo tempo ancora perdurano,
come anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sopra la rovina di tutto il
resto, portando sulla loro stilla quasi impalpabile, senza vacillare, l’immenso
edificio del ricordo…». Marcel Proust ci inebria così ne “Alla ricerca del
tempo perduto” affermando che i ricordi vengano innescati dalle ghiandole
olfattive: svolgendo attraverso amigdala
e ippocampo un ruolo basilare nei processi della memoria.
Lye, l’Origine, la prima opera che introduce il
percorso olfattivo della Ricerca del Tempo Perduto di Gabriella Chieffo del
2014, è lo strumento primario che mi permette
di spalancare la grande finestra per intraprendere un viaggio nel tempo e
riportare alla mente quei ricordi soavi ed indelebili di quando bambina mi apprestavo
ad andare a scuola con il grembiulino bianco ed immacolato che recava con sé il profumo del sole e del cielo sotto il quale si era asciugato! Quell’odore
talcato e fragrante di biancheria pulita
e di panni divenuti quasi croccanti (per via dell’amido) stesi ad asciugare lungo
i fili dell’immenso terrazzo che
circondava l’intera casa: in lontananza il mare trasparente e cristallino di
Livorno! Il lungo viaggio in macchina con mio padre che ogni giorno mi
accompagnava a scuola mentre io mi perdevo in quei disegni fantastici che
formavano le immense nuvole in un cielo di un azzurro accecante, come ciuffi di
panna montata che prendevano forme sempre diverse, in una totale confusione di
chi si pone sempre mille domande senza avere nessuna risposta.
Nella fragranza della Maison Chieffo dopo una partenza
frizzante e agrumata di bergamotto calabrese e limone di Sorrento si fa strada
distintamente un incenso caldo e speziato, ove protagonista indiscussa si
rivela una nota particolarmente asciutta di iris infuso nel cuoio che mi
riporta alla mente l’odore delle matite e dei pastelli colorati con cui amavo
tanto disegnare e colorare e che in
ultimo si adagia su di un fondo di delicatissimo patchouli e opoponax . La
campanella che annuncia la fine dell’orario scolastico finalmente suona dirompente
e piena di gioia mi reco all’ingresso di quella che un tempo consideravo la mia
prigione e così si chiude il sipario sulle origini, quelle “ombre che fanno
rumore”, accompagnata solo dall’onda dell’eco di ricordi ormai sbiaditi.
Nessun commento:
Posta un commento